La figura del “Gufo” nella cultura celtica ha la tendenza a fondersi e raccogliere i principali strigiformi che popolavano il Continente europeo. Prima di parlare delle storie legate ai nostri amati rapaci notturni è necessaria però una doverosa premessa: trattandosi quella celtica di una tradizione orale, così come quella druidica, i miti e le leggende di cui disponiamo oggigiorno sono da far risalire principalmente a trascrizioni di epoche successive, spesso ad opera di persone di cultura cristiana, andando a creare una contaminazione del mito originale.
Non è difficile infatti sentir associare storie di dei antichi ai santi e ad altre figure della cultura cristiana.
Un primo esempio di contaminazione lo possiamo ritrovare in alcuni miti della Cerca Arturiani. Quando i Cavalieri intenti nella ricerca del giovane dio Mabon si rivolgono al Gufo, uno dei cinque Animali Anziani sacri ai druidi. Questi viene dipinto come un solenne dispensatore di saggezza, e li guiderà verso “Una creatura che Dio ha creato anche prima di lui”.
Se nei miti arturiano viene dipinto come una figura benevola, nel successivo poema del Mabington la trasmutazione in civetta viene invece elargita come una forma di punizione. Costringendo la creatura a nascondersi nella notte per sfuggire agli altri uccelli e per non poter più mostrare il suo volto alla luce del giorno.
Come vedremo successivamente, la dualità è un aspetto distintivo della figura del Gufo per le popolazioni celtiche…
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